A VENEZIA SI DISCUTE, IN VENETO SI MUORE

A Venezia si discute, nell’economia reale si muore.
Le aziende di rating giudicano la solidità finanziaria italiana, a due soli gradini dal livello “spazzatura”.
I record negativi collezionati dall’economia veneta e italiana nel 2012, sono molti. Vediamone alcuni:
Suicidi Veneto record
Abbiamo solo i dati del 2010, quelli del 2012 ce li nascondono.
26 sono i piccoli imprenditori che si sono suicidati a causa della crisi economica (record nazionale); + 5% è l’incremento registrato tra il 2010/2011 (ultimo dato disponibile) di nuovi pazienti trattati con antidepressivi in maniera intensiva (record nazionale); i morti sono molti di più ma carabinieri e prefetture nascondono.
Pil
Contrariamente al calo previsto dal governo del 1%, il Financial Times la mette giù molto chiara: -3% per il 2013!
Morte delle imprese
Nel 2012 sono scomparse dalla scena industriale 104 mila imprese.
Si prevede che nel 2013 chiuderanno il 30% delle aziende ancora in vita. Sarà un ecatonbe.
Disoccupazione e povertà
Due famiglie su tre dichiarano un livello di reddito che non gli permette di arrivare a fine mese. Il Veneto conta 200.000 disoccupati; vuol dire 200.000 famiglie nella disperazione. Ma quello che le statistiche non contano, è che tutti gli imprenditori medi e piccoli non hanno alcun sostegno e non figurano nelle statistiche di disoccupazione. L’intera economia veneta è in ginocchio.
Consumi
4% è la stima relativa al calo dei consumi delle famiglie venete che, indubbiamente, ha penalizzato il mondo del commercio e della piccola impresa che, nella stragrande maggioranza dei casi, vive della domanda interna. È calato di 2% il consumo di cibo nel solo 2011. Attendiamo i dati del 2012.
Oppressione fiscale
Il peso fiscale continua a salire, il peso delle tasse annuali cresce di 2000 euro a famiglia ogni anno da 3 anni. Oltre alla mancanza di reddito si aggiunge questa vessazione italiana contro i veneti.
Prestiti
Le banche sono ormai fallite ed oltre a non concedere più mutui o prestiti, non sono più in grado di assolvere i loro oneri nei confronti di azionisti ed obbligazionisti.
Le banche non danno più credito. A gennaio i prestiti al settore privato sono diminuiti di un altro 1,6%, e le sofferenze sono esplose al 17,5%. La morsa della crisi si stringe ormai non più solo sulle aziende manifatturiere, ma sulle stesse aziende di credito
Il debito pubblico raggiunge il 130% del Pil.