Pages Navigation Menu

Indipendenza!

CHE COSA SUCCEDE IN GRECIA CHE CI NASCONDONO

CHE COSA SUCCEDE IN GRECIA CHE CI NASCONDONO

silensio sensura luca zaia roberto maroni gaxeta veneta

Mi butto in rete a caccia di notizie. In Italia, nulla. Notizie strabilianti in Sudamerica, in Canada, in California dovunque tra i bloggers scandinavi e nord settentrionali che scrivono nelle loro lingue. Descrivono e raccontano qualcosa che sta accadendo in questi giorni di cui a nessuno è stata detta neppure una parola, né a Roma, né a Berlino, né a Parigi né a Londra. Tantomeno a Madrid. Parlano della Grecia. Si riferiscono di una società ormai collassata, al limite della guerra civile, ormai precipitata nel baratro, sulla cui attuale realtà è stato steso un osceno velo di totale censura per impedire che le notizie vengano usate in campagna elettorale in Italia e diffuse in Spagna dove sta esplodendo la tangentopoli delle banche corrotte e hanno già fatto sapere a Bruxelles che si corre il rischio di veder la situazione sfuggire al controllo.

La Grecia è crollata, definitivamente, sotto il peso dei debiti contratti con la BCE.

Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”. Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.

200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli  hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali.

Per combattere il contrabbando e l’esplosione dell’evasione fiscale, il governo greco ha aumentato le tasse sul gasolio per il riscaldamento domestico del 50 per cento. Con sorpresa di nessuno (tranne quelli che credono che le tasse non influenzano il comportamento), le vendite di gasolio per riscaldamento sono crollate del 75 per cento: otto greci su 10 sono passati alle stufe a legna. Questo ha fatto esplodere un buco di 400 milioni di euro sulle previsioni del gettito dell’imposta.

E da dove stanno prendendo tutto questo legno i Greci? Stanno tagliando le foreste. Gli ambientalisti sono furiosi, mentre intere colline vengono spogliate.

Gli scioperi sono all’ordine del giorno, cosa che non dovrebbe essere sorprendente, dato che molti scioperanti non vengono pagati nemmeno quando si presentano al lavoro. La disoccupazione ha superato il 26 per cento, mentre la Grecia fa a gara con la Spagna per l’onore di essere al top del disastro economico europeo. 

La disoccupazione giovanile ha superato un incredibile 55 per cento. I capifamiglia anziani e di mezza età non vedono speranza per il futuro, e i suicidi sono schizzati alle stelle.

Il club del baratto sta sostituendo la moneta, come i Greci riscoprono il vero significato del denaro.

E mentre il mercato nero sta facendo un lavoro ammirevole per prevenire la fame, le conseguenze sulle entrate fiscali sono così disastrose che il governo sta considerando di vietare le operazioni in contanti superiori a 500 euro, per costringere i cittadini a utilizzare carte di credito o altri metodi di pagamento tracciabili.

E dove è che va tutto quel fumo? Nell’aria vicino a Atene, che è diventata così carica di fuliggine e di smog che le autorità sono in allarme per il rischio di una crisi di sanità pubblica. La soluzione proposta? Il governo sta promuovendo l’uso di moderne, ecocompatibili stufe a legna!

Chiunque ritiene che la situazione ormai fuori controllo della Grecia si concluderà in pace sta sognando. Non vi è alcun piano credibile per una ripresa economica. Il PIL greco sta implodendo. Le multinazionali stanno levando le tende, a volte vendendo le loro operazioni greche a un euro solo per uscirne.

Nessun investitore straniero sano di mente metterebbe i soldi in un nuovo business lì, e gli imprenditori locali che cercano di farlo, di solito restano strangolati in un groviglio di burocrazia che nessuna mazzetta può districare.

L’industria del turismo è ancora appesa a un filo, ma quando scioperi e violenze oltrepasseranno la soglia di fastidio e le prime notizie di vittime straniere arriveranno ai titoli dei giornali, i turisti internazionali rapidamente andranno altrove. E così la pentola a pressione bolle e l’orologio fa tic tac.

L’allarme sui conti del Paese è partito direttamente dal ministero delle Finanze greco che ha rivelato una decisa diminuzione degli introiti nel mese di gennaio. Secondo informazioni infatti dello stesso dicastero, le entrate si sono ridotte del 7% rispetto all’obiettivo fissato e del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’ammanco, secondo le fonti, ha raggiunto quota 305 milioni di euro ed è dovuto soprattutto alla diminuzione delle entrate dell’Iva, ridottesi del 15% per effetto del calo del giro degli affari e del consumo del gasolio da riscaldamento. Un segnale molto chiaro del livello raggiunto dalla crisi economica frutto dell’austerità e della conseguente recessione che strozza famiglie e imprese elleniche. A questo si aggiunge la difficile situazione sociale che rappresenta una vera e propria polveriera a causa della disoccupazione record in aumento crescente, pari al 26,8%, mentre quella giovanile tocca addirittura il 56,6%.

Nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa. Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa.

Oggi il numero dei senzatetto è in gigantesco aumento.

Nel Paese intanto proseguono senza sosta le proteste di moltissime categorie, fra cui quelle degli agricoltori e dei portuali. Tensioni e parapiglia alle manifestazioni degli agricoltori. Migliaia di persone si sono messe in coda, davanti a una sede ministeriale ad Atene, per approfittare della distribuzione gratuita di cibo voluta dagli stessi agricoltori decisi a protestare contro gli alti costi di produzione. A questo scopo i coltivatori hanno chiamato a raccolta pensionati, indigenti e disoccupati per riempire i loro sacchetti di frutta e verdura, e in questo modo condannando la politica di austerità e recessione voluta dal governo del primo ministro conservatore Antonis Samaras. E se gli agricoltori non intendono cedere anche i portuali sono sul piede di guerra, pronti a tutto. Dopo giorni di sciopero, per tutta risposta però il governo ha inviato le forze del’ordine in tenuta antisommossa sui moli del porto del Pireo. I contadini delle isole dal canto loro hanno dato l’assalto ai traghetti per obbligarli a levare le ancore e non far marcire i prodotti raccolti dalle loro terre. Nel frattempo mentre gli agricoltori protestavano anche i marittimi facevano sentire la loro voce, con uno sciopero generale attraverso il quale chiedevano gli arretrati e si opponevano con decisione alla riforma del settore, che li potrebbe danneggiare irrimediabilmente. A impugnare la bandiera della protesta nei porti del Pireo sono ormai da alcuni giorni con una serrata senza sosta proprio i marittimi ellenici. Le loro richieste si fondano sul pagamento immediato degli stipendi arretrati, visto che molti armatori approfittano della crisi che attanaglia il Paese per rallentare il pagamento del loro compenso mensile, e, soprattutto, per la decisa opposizione alla riforma avviata dal governo che prevede la liberalizzazione del settore, tanto più che la flotta della capitale ellenica rappresenta la prima industria del Paese in grado di generare ben il 16% del Prodotto interno lordo.

Ma le misure di austerità e di stampo iperliberista rischiano di far chiudere molti istituti come il Pammakaristos, che ospita ben 130 tra bambini e adulti affetti da disabilità mentale. Il taglio del 62% dei fondi pone un grande punto interrogativo sul loro futuro e su quello delle loro famiglie che non sono in grado di accudirli a tempo pieno, 24 ore su 24. a questa già difficile situazione si aggiunge il mancato pagamento degli stipendi e una riduzione degli stessi per i 50 impiegati che si prendono cura dei piccini, molti dei quali soffrono di una grave sindrome, l’autismo, che provoca alterazioni nella comunicazione e nei rapporti sociali. Difficile risulta essere anche la situazione economica di questi lavoratori che non ricevono uno stipendio da cinque mesi. In più la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare a causa dell’offerta da parte delle istituzioni di 11 euro al giorno a disposizione dell’Istituto per ogni assistito. Cifra questa assolutamente bassa per coprire le spese di pasti, personale medico e scolastico.

La polizia e l’esercito torturano la popolazione e gli osservatori internazionali hanno inizito una schedatura proprio della polizia stessa incriminata per crimini contro l’umanità. E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.

Siamo venuti a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.

Non ce la fanno più, in Grecia. Non ci riescono e non riusciranno mai a riprendersi. Per questo, l’economista tedesco Hans-Werner Sinn, da sempre contrario agli aiuti, è sempre più convinto che la Grecia e il Portogallo debbano temporaneamente uscire dall’euro, svalutare le proprie monete del 30-40% e diventare così più competitive, ridando ossigeno alle loro economie e all’occupazione. Secondo Sinn, infatti, le politiche di austerità imposte dall’Europa non miglioreranno la situazione in questi Paesi, con il rischio che prima che arrivi la ripresa scoppino guerre civili. Solo se l’Eurozona accettasse l’uscita temporanea di uno stato membro, allora si potrebbe evitare il peggio.

Un’altra risposta alla crisi greca arriva dal capo divisione “business treasury, global banking & markets” del Royal Bank of Scotland, Moorald Choudhry, che ritiene necessaria la totale cancellazione del debito ellenico. In Usa sono venuti a saperlo leggendo l’Huffington Post on line, ripreso anche dal Wall Street Journal e dal canale televisivo Bloomberg che ha fatto un servizio sulla situazione greca. Da noi niente. All’ultimo momento (naturalmente senza che nessuno di noi sapesse nulla) hanno deciso di “salvare” la Grecia, lo scorso dicembre, ovverossia hanno dato altri 16 miliardi di euro d’aiuto che hanno portato il totale debito a 350 miliardi di euro, superiore del 152% al pil greco, il che vuol dire che “tecnicamente” non potranno mai pagare nulla. Di quei 16 miliardi avuti, 15 sono stati versati immediatamente per pagare gli interessi consolidati sul debito pregresso, consentendo in tal modo alle banche tedesche, francesi e italiane di poter presentare  dei bilanci in attivo.

Ad Atene appaiono le scritte: “Non salvateci più!”.

Ecco che cosa si sono inventati, detto in massima sintesi: le banche europee sono al collasso, tutte; la Grecia e il Portogallo sono diventate fondamentali per organizzare un giro di fatture contabili da accreditare al sistema bancario europeo; si comportano nel seguente modo: la BCE presta 10-20 miliardi alla Grecia all’interesse ufficiale dell’1%, sostenendo che così si riprende; il governo si prende la sua bella tangente e ringrazia; il giorno dopo fa un bonifico e usa quei soldi per pagare gli interessi alle banche private europee che è calcolato in un originale 9% al quale va aggiunto il successivo 12% per il ritardo e poi aumentato di altri interessi per via di un meccanismo matematico-finanziario che si chiama “anatocismo” che significa il calcolo del debito di interesse sull’interesse non pagato in modo tale da raggiungere una cifra vertiginosa perché gli interessi si sommano in progressione geometrica. In tal modo, le banche europee possono mostrare bilanci in profitto relativi a soldi che NON hanno avuto dalla BCE e che vengono iscritte in bilancio come se fossero guadagni di esercizio. La BCE applaude e dice: “ma voi banche siete solidissime, allora vi presto dei soldi perché avete i conti a posto”. Se la Grecia e il Portogallo dichiarano di non pagare più, le banche europee di ogni singolo paese sono costrette a vedersela con i propri debiti VERI, quelli non immessi in bilancio. Quindi loro (compresi noi veneti) devono a tutti i costi mantenere in vita il sistema bancario greco-portoghese, per evitare che falliscano MPS, Unicredit, Societè General, Dredsner Bank, Santander, ecc. E’ come pagare uno strozzino indebitandosi con un altro strozzino.

Ignobile l’attività di censura imposta dall’Unione Europea su ciò che sta accadendo in Grecia, perché a Bruxelles sono terrorizzati all’idea che possa scattare un fenomeno di emulazione.

Surreale che si parli di budget dell’Europa senza far menzione del fatto che un paese membro dell’euro è collassato e sono alla vigilia di una esplosione di violenza sociale che non sono più in grado di poter contenere. Silenzio assoluto. Nessuna risposta Censura totale. Nessun candidato alle elezioni in Italia ha fatto menzione della situazione greca attuale. Neppure il minimo accenno.Che cosa c’è da fare, dunque? Sapere e avere il coraggio di informarsi. Dobbiamo capire che i partiti (Grillo PD PDL Udc Lega Nord  Monti lista civica) sono intercambiabili e complici di questo meccanismo. Lo hanno fatto in Grecia, lo stanno facendo in Portogallo, in Italia, in Spagna. Votare per loro, vuol dire contribuire ad aumentare le possibilità che si realizzi il loro piano. E a chi chiede: “ma io che cosa posso fare? Puoi moltissimo: puoi non votarli più”. Prendiamoci l’indipendenza.

468 ad

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

LAVORIAMO PER TE, AIUTACI AIUTATI
advertisement