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Indipendenza!

CONSENSO E CENSURA

CONSENSO E CENSURA


Le società cosidette democratiche, con l’avvento delle nuove tecnologie di comunicazione e la condivisione di un sistema piatto di consenso, si sono viste espropriate del monopolio del controllo delle menti che fino a 20 anni fa era totale ed indisturbato garantito da un metodo verticale e monodirezionale (non reciproco) della comunicazione chiamata appunto di massa.

La nuova società si afferma con la libertà di comunicazione al di là dei confini geografici ed ideologici. La velocità degli scambi è tale che annulla anche i precedenti monopoli e sistemi di segretezza. Ci avviamo verso una “conoscenza comune” fra gli esseri della terra.

Fin qui tutto bello, ma questa conquista ha creato un conflitto fra il vecchio potere che scalcia e cerca di inibire la libertà di scambio, e di reintrodurre il vecchio sistema totalitario verticale, dove si bombardavano dall’alto milioni di sudditi impossibilitati a comunicare fra loro.

In questo scontro titanico fra democrazia reale e vecchio totalitarismo, il reato più grande diventa quello della parola. Se un tempo la lotta armata era i nemico numero 1, adesso il nemico principale dei totalitarismi religiosi, nazionali ed ideologici, diventa la parola. “Dire” diventa un reato perseguibile con pene sempre più devastanti. Comunicare, scrivere, raccontare… diventano crimini inauditi con processi pubblici, con risonanza mediatica e criminalizzazione attraverso i media dei regimi.

Il termine “diffamatore” diventa l’equivalente del termine “terrorista”. Comunicare diventa il reato più grave perchè è appunto il nemico più grande del totalitarismo.

Censure, arresti, perquisizioni, intimidazioni, carcere, multe, oscuramento di siti, diventano le armi con cui i regimi dell’occidene e del resto del mondo agiscono per arginare il sistema piatto di comunicazione.

Il pretesto pedofilia diventò il caproespiatorio per iniziare operazioni e approvazioni di leggi repressive che nulla hanno a che vedere con la pedofilia. Il pretesto dell’abuso sessuale sui bambini è stato adoperato per far passare senza ostacoli legislazioni e sistemi sempre più censori.

Il crimine più grande di una società che si libera attraverso la diffusione e condivisione orizzontale dei memi diventa la “diffamazione”.

Fra qualche anno i diffamatori finiranno sulla sedia elettrica o ergastolati, e la caccia ai diffamatori coinvolgerà eserciti di cyber-poliziotti e cyber-militari. L’afghano col kalashnikov o il mujaedin con la cintura esplosiva saranno un ricordo del passato relegato ai libri di storia, mentre invece i diffamatori verranno braccati nelle fogne assieme agli irriducibili topi e scarafaggi.

La legalità serve a criminalizzare gli eversori e mezzi eversivi che vogliono cambiare il vecchio. Non è una questione oggettiva, la giustizia è solo un mezzo per tutelare gli interessi di chi la fa. Tutto diventa relativo secondo i tempi e luoghi. Fino a 50 anni fa ammazzare un gatto od un cane non costituiva reato, e fino a qualche secolo fa neppure uccidere un servo era reato, neppure camminare su un prato costituiva un reato. Adesso squadre di agenti si attaccano al web e cercano diffamatori, cercano individui o gruppi che dicono cose scomode, perchè prima di tutto il problema della diffamazione non è in quello che si dice ma gli interessi di chi si tocca. Se scrivete che Hitler era un farabutto, nessuno vi denuncierà per diffamazione, mentre verreste sicuramente processati nella Germania nazista. Ma se dite che Napolitano Giorgio presidente dello stato italiano ha “rubato” soldi pubblici facendosi rimborsare viaggi aerei a prezzi non veritieri, allora si finisce sotto processo. Dire che i carabinieri in più occasioni hanno abusato di donne, hanno torturato civili, diventa un reato di diffamazione. Non importa se è vero, importa la forza di chi viene toccato. Più grosso è il bersaglio e maggiore è la repressione che ci si deve aspettare.

La questione poi di fondamentale importanza è, se vale la pena censurare anche ciò che è falso? E’ lecito censurare e perseguire chi racconta bugie in buona o cattiva fede? La diffamazione è in sostanza una bugia. Nessuno però dice che la libertà di un sistema piatto di comunicazione è quella della smentita, è quella della replica, è quella di poter ricercare la verità e le risposte degli altri.

La risposta civile all’oppressione del dire è: “Censura zero!, perchè fare eccezioni, vuol dire creare i presupposti per reprimere la libertà di parola e scivolare in un vortice che porta all’oscurantismo più totale”.

Un esempio?

Le religioni attraverso i loro adepti raccontano una montagna di fiabe e le spacciano per vere in cambio di offerte (opere di carità). Se applicassimo con coerenza il metodo censorio dovremmo condannare tutte le religioni e i loro adepti. Se poi guardiamo la carriera politica di chi ruba i nostri voti, ci accorgiamo che le bugie diventano una professione lucrosa fra i politici. Per coerenza dovremmo condannare tutti i politici, proprio coloro che senza rendersene conto in modo ipocrita legiferano per condananre i bugiardi..

Ci fermiamo qui per non sollevare imbarazzanti questioni.

 

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