COSTI E FATTURAZIONE: IL SOTTOCOSTO IMPERCETTIBILE

Negli ultimi 2 decenni, i profitti reali di quelle aziende grandi o piccole che hanno prodotto nel manifatturiero, si sono aggirati intorno al 5%. Lasciate perdere le chiacchere da bar o le lusinghe dei commercilisti e manager che inbonivano i titolari di azienda al solo scopo di aumentarne il fatturato e aumentare le parcelle!
Spiegato in parole semplici, un’azienda che produce sedie in legno, un azienda che produce interruttori elettrici, un azienda che produce automobili…. producono in media il 5% di profito annuo.
Badate bene che una banca produce molto di più ed ha molto meno di spesa ed investimento e rischio zero, si perchè lo fa co i soldi dei clienti e dello stato, e da garanzie zero.
Se misuriamo il tipo di investimento di una tipica azienda del manifaturriero ci accorgiamo che ha speso in: terreno, capannone, impiantistica, macchinari, materia prima, formazione, rete di vendita, spazi e mezzi accessori, e come non bastasse magari ha fatto pagamenti dilazionati ai propri clienti.
Capite che quando vedete una grande azienda ciò che dovrebbe balenarvi alla mente è: grandi costi fissi di mantenimento, di leasing, di intaressi, di tasse…. E’ come quando vedete nei libri di paleontologia un grande dinosauro e vi viene da esclamare “Questo si che era forte!”. Non dimenticate che quei pachidermi, prima di muoversi e lentamente, avevano bisogno di scaldarsi al sole, e proprio il cambiamento repentino climatico, li ha fatti estinguere.
Ecco le aziende hanno oltre agli imprevisti, una montagna di spese e accessori che necessitano di lunghi periodi di ammortizzamento, e proprio la quantità di variabili di un’azienda trasformatrice ne determinano la complessità di previsione reale e comprensione di costi e profitti.
Si, diciamolo pure: le aziende del manifatturiero, non hanno costi certi come chi fa puro commercio, e rischiano molto. Ecco perchè i profitti sono irrisori rispetto al rischio.
Per rendersene conto è sufficiente immaginare quanto incida una perdita del 20 o 30% di fatturato per una ditta con margine del 5% annuo. La differenza fra una banca ed una ditta, è che la banca non ha da ammortizzare un impianto produttivo e può anche convertire i soldi dei clienti in altre attività oltre che altri luoghi. Invece il povero industriale o artigiano, non può riconvertirsi come il denaro, non può delocalizzarsi in fretta come il denaro, ma è lento come un dinosauro, è inchiodato al suo investimento come lo siamo noi con la gravità terrestre. Pertanto, i nostri imprenditori, coloro che fanno la vera economia, sono inchiodati a spese fisse che rimangono pressoche costanti anche quando si riduce il fatturato.
Ne viene che i profitti, già di per se bassi, crollano.
La resa dei conti del sistema industriale ed anche artigianale, viene a galla o quando diminuisce il fatturato, oppure pian pianino con la perdita di competitività e quindi il sottocosto, con la perdita di efficienza, con il degradare quotidiano di tutta la struttura. Il sottocosto è spesso impercettibile, spalmato su periodi lunghi e difficile da quantificare.