IL LINGUAGGIO DEGLI SCHIAVI

Analizziamo il linguaggio adoperato dai politici veneti al potere nei loro discorsi al popolo:

“non riceviamo risorse”

“non ci arrivano aiuti”

“non ci danno contributi”

“non abbiamo sovvenzioni”

“non ci mandano finanziamenti”

Notiamo subito che i verbi ( ricevere/arrivare/farsi dare/farsi mandare) denotano passività che ci si aspetta di subire e si dà per scontato che qualcuno altro debba agire. I modi verbali indicano ineluttabilmente un linguaggio da schiavi che attendono, che chiedono, che subiscono in modo consenziente.

Se poi guardiamo i nomi adoperati (aiuti/sovvenzioni/finanziamenti/contributi), ci accorgiamo che questo è un linguaggio da terremotati, un linguaggio da servi, da pezzenti che vanno a chiedere l’elemosina.

I politici veneti sono degli schiavi dentro di loro e manifestano l’accettazione della loro posizione di schiavi nei loro discorsi al popolo Veneto.

Costoro non meritano di rappresentarci, costoro non sono degni del loro ruolo. Costoro non sono cani da traino, ma pecore ingrassate con olio italiano.

Abbiamo la ricchezza sotto i piedi, teniamocela e amministriamocela.

Prendiamoci l’ndipendenza, non abbiamo bisogno di chiederla. L’uomo libero si prende il suo e non elemosina.