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Indipendenza!

IL VENETO È UNA LINGUA: I RAZZISTI LA CHIAMANO DIALETTO

IL VENETO È UNA LINGUA: I RAZZISTI LA CHIAMANO DIALETTO


Più di tante parole valgono i fatti. Sappiamo bene che le parole sono servite agli italiani per nascondere la verità, per commettere crimini legalizzati, per fare ogni sorta di nefandezza dietro la copertura e giustificazione della parola. Gli italiani sono stati degli artisti della dialettica e l’hanno adoperata per imbrogliare, per diffamare, per commettere etnocidi e genocidi, per legalizzare i loro crimini.

Guardiamo questi esempi e capiremo che il Veneto è una lingua molto più di altre che adoperano violenza e menzogna per chiamarsi tali.

IO SONO (dialetto toscano)

YO SOY (spagn.)

JE SUIS (franc.)

MI A SO (veneto)

I AM (ingl.)

JO SOC (catal.)

YES EM (arm.)

IO HO (dialetto toscano)

YO TENGO (spagn.)

JE AVÈ (franc.)

MI A GO (veneto)

I HAVE (ingl.)

JO TINC (catal.)

YES UNEM (arm.)

Come si può notare, balza subito all’occhio che in lingua Veneta v’è una parola in più, si tratta della doppia pronominazione, un tratto ormai raro fra le lingue indoeuropee, che la lingua Veneta conserva ancora intatto.

Una prova?

Affermative ed interrogative hanno ancora questo tratto, vediamo a comparazione con il dialetto toscano la lingua Veneta.

TU HAI (dialetto toscano afferm.)

TI TE GHE (lingua veneta afferm.)

TU HAI? (dialetto toscano interrogat.)

TI GHETO (lingua veneta interrogat.)

Si nota che nelle interrogative, uno dei pronomi della lingua Veneta viene posticipato ed agglutinato dal verbo. Fra l’altro in Veneto non serve neppure il punto di domanda, necessario in italiano perchè la frase sarebbe ambigua. Altri esempi:

TI TE FE diventa FETO

TI TE MAGNI diventa MAGNITO

TI TE VOL diventa VUTO

Il solito beota italiano, magari con una laurea in letteratura od in giurisprudenza, insinua che in lingua Veneta non si possono esprimere tutti i concetti, ed in preda ai soliti deliri razzisti dice che la lingua Veneta è una lingua di selvaggi?

Ricordiamo che:

La lingua Veneta ha una storia ed origine ben più antica di quella italiana. I Veneti avevano un alfabeto ben prima di quelli che vengono fatti passare per “antenati” degli italiani (antichi romani). Pensate che il suffisso dei participi -isto, esto, lo ritroviamo addirittura nelle antiche iscrizioni risalenti a quasi 3 mila anni fa, scritte in alfabeto Veneto antico (detto Venetico).

Lo sapevate che l’Odissea e l’Iliade furono tradotte in lingua Veneta 2 secoli prima che in lingua italiana, anzi, quando l’italiano non esisteva!

Lo sapevate che la prima enunciazione e dimostrazione del sistema eliocentrico fu scritta nel 1603 in lingua Veneta? Con cura i teologi dell’italiano hanno provveduto a nasconderlo e a tradurlo in toscano!

Lo sapevate che le istituzioni italiane, i suoi dipendenti, magistrati, prefeti, insegnanti, carabinieri, la chiesa cattolica romana apostolica, da 150 anni perseverano nella loro opera di dileggio, discriminazione e distruzione della diversità linguistica?

Da 150 anni è in atto un vero e proprio etnocidio istituzionalizzato ad opera dello sato italiano al fine di annichilire e distruggere ogni identità, ogni memoria storica, ogni diversità e omogeneizzare la popolazione. Censura, etnocidio, fino al genocidio sulle paludi malariche durante il fascismo, sono i metodi che gli italiani adoperano contro il popolo Veneto; metodi che ricordiamo sono stati adoperati contro Napoletani, Calabresi, Siciliani, sud Tirolesi, Ebrei, Croati, Sloveni, Etiopi, Libici…. Ecco che cosa è la storia infame di cui possono andare “fieri” i criminali italiani con le loro divise, giacche e toghe luride di sangue.

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One Comment

  1. I razzisti non solo la chiamano dialetto ma la vorrebbero eliminare.

    Ma chi sono questi razzisti “Italiani”, se non sono Napoletani, Calabresi, Siciliani, sud Tirolesi, che come giustamente scrivete sono anch’essi repressi ?
    Non certo i Toscani, che vanno fieri della loro lingua (che non è la l’ italiano), meno che mai i Lombardi o i Piemontesi, i Liguri che hanno pure cantautori famosi nella loro lingua, come ce l’hanno i Siciliani, i Valdostani, i Pugliesi ed i Sardi, insomma, in tutte le regioni italiane c’è almeno una lingua ricca e completa che alcuni chiamano dialetto quando la vogliono disprezzare.
    Gli Italiani che disprezzano le lingue locali chiamandole dialetti non si trovano in una regione particolare: ci sono in tutte, sono quelli che hanno … “la merda sotto il naso”, trovano da obiettare sul modo di esprimersi altrui e cercano di distinguersi parlando il povero italiano standard/bastard. La maggioranza di costoro sono nelle scuole, dove reprimono chi ha “influenze dialettali” (quasi che fosse una malattia come l’influenza vera). Tutte le lingue locali sono più antiche e nobili dell’italiano imbastardito che è stato necessario come lingua pratica di comunicazione per unificare il Paese ma che non deve pretendere di sostituirsi alle lingue locali annientandole. L’italiano letterario è a sua volta una lingua, non pienamente idenficabile con una regione particolare e che ha la sua ragione di essere appunto per le opere letterarie cui è servito da base. Ma tutte le lingue parlate e scritte devono poter coesistere in Italia: e questa è una delle poche ricchezze rimaste che nessuno ci porterà mai via se non saremo noi a distruggerla.

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