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LA MENTE CRIMINALE DEI PRIVILEGIATI ITALIANI

LA MENTE CRIMINALE DEI PRIVILEGIATI ITALIANI


E’ interessante osservare come un dipendente statale interpreta il mondo economico e la situazione di collasso politico. Lo statale, il politico, il militare, il carabiniere, il pensionato, il prefetto, il magistrato, il sindaco, l’assessore, il giudice… insomma tutti questi parassiti, sono completamente incapaci di immaginare di essere dei parassiti, di essere dei privilegiati, di essere cioè inutili. Nessuno di loro oserà mai dire che vive una situazione di privilegio. Nessuno di loro oserà mai pensare che forse il collasso economico ed istituzionale sono proprio intimamente legati alla sua condizione privilegiata.

Ecco che proprio questa forma a senso unico di pensiero, porta questi parassiti a scagliarsi contro quella parte della società produttiva, contro chi paga e rischia ogni giorno.

Gli slogans che ritroviamo fra le categorie di parassiti rispecchiano questa interpretazione del mondo: “cacciamo gli evasori”, “bisogna aumentare le tasse”, “ci vogliono controlli fiscali più severi”, tassiamo gli imprenditori, “imprenditori ladri”…..

Nessun parassita dirà mai: “diminuiamo la paga agli statali”, “togliamo privilegi agli statali”, “mandiamo a casa un pò di militari”, “eliminiamo i carabinieri”, “abbassiamo pensioni e indennità”……

Esiste pertanto una frattura di classe segnata proprio da un pensiero ben distinto. Da una parte il mondo produttivo viene dissanguato ed è cosciente che l’unica soluzione è togliere privilegi, dall’altra i parassiti che producono una cultura politica ed economica del parassitismo che impedisce loro di vedersi allo specchio. Chi ha in mano i media, ch ha in mano la comunicazione, sono proprio i parassiti, e loro producono una cultura che giustifica il privilegio ed annichilisce e schiavizza i reali produttori di ricchezza, coloro che sono indispensabili.

Nessun magistrato avrà l’onestà di dirvi che guadagna troppo, nessun notaio vi dirà mai che è un privilegiato che parassita la società, nessun pensionato vi dirà mai che non si merita la sua pensione (neppure quello andato in pensione a 50 anni di età o a 40 se non prima ancora!).

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