L’INCIVILTÀ DELLE RELIGIONI

In questi giorni la notizia che a Hollywood si sta preparando un film sulla vita di Maometto, ha causato un ondata di proteste da parte delle comunità islamiche in Egitto e Libia. Un cittadino usa è stato ucciso ed assaltata l’ambasciata Usa al Cairo.
Ecco a cosa portano tutte le religioni, portano all’intolleranza, portano al fanatismo, alla pretesa di avere in mano la verità, di non accettare confutazioni e di adoperare sempre e solo la violenza li dove fallisca il brainwashing.
Il mondo musulmano è ne più ne meno che alla stregua di quello cattolico, buddista, induista….dove milioni di persone credono ancora alle fiabe e dove diventa reato insinuare il dubbio, diventa reato criticare questo mondo di fiabe ed i suoi personaggi immaginifici.
Maometto era un gran furbone alla stregua di quel Paolo fatto santo, alla stregua del Buddha e di tutti quei santoni ed imbonitori che hanno seminato il pregiudizio e la credulità nel mondo.
Non ce la prendiamo col la religione mussulmana, non solo con essa, ma con tutte el religione che rifiutano il dubbio, che non tollerano critiche e derisione, assieme alle religioni ce la prendiamo con le dottrine econmico politiche con il capitalismo con il comunismo.
Questa è la vera battaglia in atto, la lotta fra civiltà della ragione, la civiltà del metodo scientifico, la civiltà del dubbio contro l’ inciviltà di tutte le religioni ed ideologie totalitarie.
Assalto al consolato di Bengasi,
ucciso un funzionario, un altro
è ferito Al Cairo bruciata la bandiera americana. Le proteste causate da un film su Maometto
GIORDANO STABILE
Tornano le tensioni in Medio Oriente contro gli Stati Uniti. In Egitto al Cairo è finita sott’attacco l’ambasciata Usa, mentre in Libia a Bengasi un cittadino americano è rimasto ucciso negli scontri contro il consolato degli Stati Uniti. La miccia che ha innescato proteste feroci contro gli americani è un presunto film sulla vita di Maometto, in lavorazione negli Stati Uniti e finanziato in parte da cristiani copti espatriati.
Tutto è cominciato al Cairo. Migliaia di manifestanti davanti all’ambasciata americana, un fortino superprotetto vicino a piazza Tahrir, hanno scandito uno slogan minaccioso: «Se la vostra libertà di espressione non ha limiti, dovrete accettare la nostra libertà di azione». A infiammare i manifestanti la notizia (tutta da verificare), che nella pellicola in lavorazione negli Usa siano previsti «insulti al Profeta».
Le voci sono bastate a radunare una folla non oceanica, duemila persone, ma aggressiva, una massa d’urto di salafiti rafforzata da gruppi di ultras delle squadre di calcio della capitale egiziana. Una ventina di loro sono riusciti a scavalcare il primo muro di cinta, arrampicarsi sull’edificio. Non si sono fermati neanche quando le guardie all’interno del perimetro hanno sparato in aria e sono riusciti ad arrivare a un pennone e tirare giù la bandiera a stelle e strisce. Sostituita da una nera con le sembianze di quella famigerata di Al Qaeda. Più chiaro il manifesto attaccato sul muro esterno: «Bin Laden riposa in pace».
La bandiera americana è stata fatta a pezzi, mostrata alle telecamere delle tv. I brandelli calpestati e bruciati. «Quel film deve essere bloccato – ha spiegato uno degli ultras, Ismail Mahmoud -. E vogliamo anche le scuse. È un affronto». Alcuni manifestanti chiedevano l’intervento del presidente Mohammed Morsi. Altri inneggiavano ai più radicali salafiti. La tv di Stato ha trasmesso poco dopo una dichiarazione della Chiesa ortodossa egiziana che condannava il finanziamento a un film «che insulta il Profeta». La stessa ambasciata Usa affermava di condannare «le azioni di chi abusa del diritto universale di espressione per ferire i sentimenti religiosi di altri credenti». Per Morsi è indispensabile bloccare sul nascere un’ondata emotiva simile a quella seguita alle vignette su Maometto nel settembre del 2005. Il presidente ha appena preso i pieni poteri dopo aver pensionato il capo della Giunta militare Mohammed Tantawi.
Poi in serata la protesta si è estesa in Libia, a Bengasi, dove i manifestanti hanno attaccato con razzi anticarro il consolato americano per protestare contro il film su Maometto che offenderebbe l’Islam, lo stesso per cui è stata attaccata l’ambasciata americana al Cairo. Ma a Bengasi gli scontri sono stati più duri che al Cairo. E un funzionario Usa del consolato, secondo quanto riferisce il ministero dell’Interno libico, è rimasto ucciso nell’attacco e un altro è stato ferito alla mano. Il resto del personale è stato evacuato e sta bene. Gli Stati Uniti hanno condannato l’attacco dei manifestanti armati contro il proprio consolato a Bengasi. «Condanniamo nei termini più fermi questo attacco» ha dichiarato la portavoce del dipartimento di Stato, Victoria Nuland. Ora però si temono nuove proteste e scontri in altri Paesi del Medio Oriente.