LUCA AZZANO CANTARUTTI: L’AMBIZIOSA SCALATA AL POTERE

Troppe ombre, troppe prove che dimostrano come un uomo, trascinato dall’ambizione, trama, tradisce gli amici di partito. Questo avvocato di Adria è un piccolo Stalin del nostro Veneto, ed è entrato fra le fila dell’indipendentismo per far carriera politica. Costui è salito sul cavallo dell’indipendenza, non per amore della libertà, ma perchè questo puledro può portarlo in alto.
Come ha agito costui? Vediamone i punti uno ad uno che da soli danno un giudizio morale dell’uomo, bravo a parole, maestro di eloquenza ed incantatore, ma che alla prova dei fatti dimostra la sua avidità politica che lo porta fino alla cecità. Non parleremo del suo passato politico pre “indipendentista”, esso già la dice lunga sull’indole dell’uomo e sul furto e tradimento compiuto alle spalle di partiti ed elettori. Nella cronistoria si percepisce come passo dopo passo, in modo calibrato, ci si impadronisce del potere.
-Lo statuto del partito:
Scrive lui lo statuto del partito e in molti malcapitati gli danno fiducia.
-Registra il partito alle elezioni sotto la definizione “autonomista”, il tutto ad insaputa dei colleghi e soci.
-La lotta per il primo posto alle elezioni politiche:
Nel mese di gennaio 2013 inscenava una lotta furibonda con Alessiio Morosin per il primato alle elezioni politiche, affinchè il suo nome figurasse come primo della lista, tanto che si era costretti ad andare al voto dove veniva umiliato.
-La lotta per essere protagonista delle serate e la visibilità:
Vittima dell’invidia nel vedere Morosin protagonista di radio e tv cercava in tutti i modi di essere protagonista invitato delle serate di presentazione e considerando offensivo non essere anche lì, il primo della lista.
-Le alleanze dietro banco:
Nel marzo del 2013, iniziava le trattative con Luca Zaia per un futuro partito. Il tutto ad insaputa dei suoi ignari collaboratori. Per questa ragione asseconderà sempre più il governatore del Veneto fino allo stallo completo estivo.
-Le visite pastorali ai soci delle sezioni:
Subito dopo le elezioni del 2013, e dopo aver preso accordi con Zaia, e a quanto stiamo scoprendo già al tempo con Guadagnin Antonio e Guiotto Davide (sempre in gran segreto e ad insaputa dei suoi collaboratori), iniziava un tour fra le sezioni del partito dove intortava i soci dando prova di essere l’unico e vero protagonista politico capace di condurli. Chiedeva fiducia, atti di fede e sempre sottolineava la sua introduzione nei salotti del potere dove vanterebbe grandi amicizie.
-La farsa della Commissione Giuridica:
Su consiglio del suo amico Zaia invitava i soci ad interrompere la lotta politica per partecipare ad una assurda commissione giuridica, una commissione di “tecnici”, di “luminari” che dovrebbero stabilire di chi è la libertà del Popolo Veneto e se i Veneti hanno il diritto di essere liberi. Riesce a far mandare giù il boccone ai soci e taglia fuori il collega Morosin sempre per caso.
-La guerra dei tesseramenti:
Allo stesso tempo, inizia disperatamente a fare soci fra gli amici di paese, con lo scopo di impadronirsi del partito, ciò era fin troppo evidente ed ha portato alle prime serie ignobili diatribe pubbliche.
-Il tentativo di impadronirsi del sito web, della cassa e della banca dati:
Fra maggio e giugno del 2013, Cantarutti tenta di impadronirsi della banca dati dei soci, dei soldi ed in particolare del sito. Si tratta di controllare gli strumenti che gli servivano al golpe finale. Il rifiuto che gli viene dato, lo fa passare come un atto di ribellione in cui lui sarebbe il buono ed onesto moderato.
-La commedia estiva in Regione:
Invita ripetutamente i soci a presenziare alle sedute del Consiglio Regionali sul referendum mentre non diceva ai soci ignari che era stata approvata una mozione che ne richiedeva la maggioranza dell’ 80%. Zaia, Ruffato sapevano e Luca no?
-Il ricatto e le difese in tribunale:
Come professionista del foro prestava la propria difesa ad alcune figure di Iv, le quali vengono “invitate” a trovarsi altri difensori se non si sottomettono al suo volere.
-L’ infamia delle espulsioni:
Il coronamento della corsa al potere sono le espulsioni. In modo selettivo invitava i personaggi chiave e capaci ad andarsene. Il pretesto principale l’incompatibilità con il Plebiscito. Terrà all’oscuro i soci delle espulsioni eccellenti e del lavoro di purghe, mentre sorvolerà su altri “permettendo” di partecipare al Plebiscito. Ricodiamo per chi non conoscesse i metodi, quando si fanno le purghe, si fanno di nascosto, prendendo isolati uno ad uno i personaggi di spicco e capaci, cioè quelli che vengono definiti “potenziali oppositori”. Non tocca Morosin perchè costui gode di troppa popolarità, i Makno e gli Zhukov non si possono far fuori subito.
Grande consolazione è che la sua ambizione lo ha accecato fino ad allearsi con individui (Guiotto Davide e Guaadagnin Antonio) ambiziosi ed ipocriti quanto lui. Lasciamo che le iene si divorino fra loro, è la giusta ricompensa in terra.