MULTICULTURALISMO E POLILINGUISMO

A torto si identifica il poliglotta come un essere completamente imbevuto della cultura globale. E’ vero l’esatto contrario.

Il Veneto che viaggia in giro per il mondo, non il turista delle 2 settimane, ma colui che vivendo e viaggiando per studio o lavoro in luoghi lontani dalla sua terra veneta, si confronta ed apprezza cose e valori della propria terra di origine che prima ignorava. Proprio l’apprendimento profondo di altre culture e lingue porta a capire la gabbia di consenso che il brainwashing nazionale italiano ha creato. Conoscere altre lingue ci porta a capire che quelli che lo stato italiano chiama con dispregio dialetti e ci proibisce sono lingue antiche che ci arricchiscono e ci rendono più sviluppati mentalmente. Approfondendo lingue e culture lontane dalla nostra apprezziamo il valore e la storia passata e capiamo come invece gli stati nazionali streotipizzano la diversità e sradicano i popoli nativi per piegarli al totalitarismo nazionale sventolando la parola “integrazione” che in realtà nasconde “l’etnocidio”.

Colui invece che vive e nasce in Veneto ed è succube del modello “nazziunale” italiano pieno di sterotipi, pieno di pregiudizi, finisce per rincoglionirsi davanti a telenovelle nazional napoletane, per sventolare una bandiera italiana, versare lacrime sull’inno, per tifare Totti assieme al Nigeriano appena arrivato col canotto, per odiare le proprie origini venete tanto da vergognarsi inconsciamente di parlare la lingua veneta ai figli e finisce per imitare grossolanamente l’accento romano, di quelle persone che il becero nazionalismo italiano identifica come portatori di civiltà.