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Indipendenza!

NO AI RICONGIUNGIMENTI FAMILIARI: immigrazione a tempo determinato

NO AI RICONGIUNGIMENTI FAMILIARI: immigrazione a tempo determinato


Quando si toccano certi argomenti, il tam tam degli stupidi, grida al razzismo, grida alla xenofobìa, senza neppure proseguire in un analisi profonda delle questioni e problematiche che la pratica del ricongiungimento familiare causa.

Perché dire no al ricongiungimento familiare e all’immigrazione permanente? Ecco le ragioni una dietro l’altra. Si tratta di ragioni ineludibili, chiare, umane, razionali, che non hanno nulla a che vedere con quella che viene definita discriminazione. Anzi chi crea i presupposti della discrimnazione, del razzismo, dell’odio, sono proprio coloro i quali dietro il finto ed accattivante buonismo inaugurano politiche di totalizzante globalizzazione.

Ecco le ragioni.

I ricongiungimenti familiari diventano una vera e propria violenza sociale a tutti i livelli. Lo diventano ancor più quando l’immigrato che viene per lavoro si porta dietro moglie, figli, genitori e dietro di loro si innesca un ricongiungimento dietro l’altro in una catena infinita di colonnizzazione culturale. Tutta questa gente adopera strutture e servizi che non ha contribuito a creare, anzi se andiamo a vedere i luoghi di origine di queste popolazioni, scopriamo che nessuno di loro ha mai lottato seriamente per costrure infrastrutture, servizi: nessuno di loro ha fatto lotte sociali o politiche. L’immigrato standard è un essere che cerca uno stipendio e spera di entrare in un club sociale dove potrà godere di garanzie e status per i quali non ha mai sgobbato ne lui e neppure i suoi genitori. Eppure i genitori se li porta dietro e addirittura gli vengono garantiti servizi e denaro. L’immigrato che cerca lavoro, si porta dietro i figli e la moglie. Ma con che diritto? Un lavoro non da diritto a portarsi dietro una carovana familiare. In questo mòdo vengono compiuti una serie di crimini sociali e famigliari contro le popolazioni autoctone e contro gli stessi immigrati:

1)Si porta via un pezzo di società da un luogo e lo si impoverisce: meno forza lavoro, meno nuove generazioni. L’immigrato abbandona la propria terra quella dove è nato e cresciuto, e proprio nel momento in cui diventa produttivo la abbandona.

2)Si porta un pezzo di società estraneo in un ambiente con una storia sua, e tutto ciò con conseguenze di attrito sociale innegabili, con una violenza culturale che subiscono gli abitanti autoctoni. Un esempio: la badante Moldava che dice al Veneto nativo, “tu mi devi parlare italiano perchè siamo in italia!”.

3)I figli degli immigrati vivranno di problemi identitari enormi e rifiuteranno i loro stessi padri oltre alla terra di origine nella quale non potranno mai più reintegrarsi

4)I figli degli immigrati introiteranno la cultura massificante del luogo di arrivo prodotta da scuola e tv. Saranno loro stessi stranieri proprio perchè non possono cogliere ed impadronirsi dei veri aspetti peculiari culturali locali trasmessi dalla famiglia: lingua locale, tradizioni, costumi. In poche parole i figli saranno dei veri bastardi culturali identificabili solo in una cultura massificante e totalizzante prodotta dalle multinazionali e gli stati nazionali.

5)Il padre non riuscirà più a riportare la famiglia nella terra natia perchè i figli la disconoscono e la madre li appoggerà. Senza saperlo, distrugge il suo futuro oltre ad aver bruciato il passato.

6)Molte volte questi immigrati si portano dietro un bagaglio culturale molto diverso da quello di arrivo. Spesso sono portatori di un idea autoritaria, schiavista, maschilista, servile. Senza mezzi termini: “contribuiscono ad incivilire il luogo di arrivo”.

7)L’immigrato non fa politica, non fa cultura, si estranea alla vita reale e diventa una macchina esclusivamente produttrice di denaro. L’immigrato non contribuisce alla crescita sociale se non solo dal punto di vista economico. L’esempio sono le parabole fuori dalle terrazze delle abitazioni. L’immigrato si estranea alla vita culturale e politica.

8)L’immigrato è più propenso a fare il crumiro perchè è più ricattabile. Si prostituisce ai sindacati che in cambio della tessera lo iniziano al mondo del privilegio. Accetta qualsiasi compenso vannificando le lotte per i diritti raggiunte in decenni di “dialettica” politica.

9)I problemi nel momento di scarsità di lavoro diventano ancora più evidenti. Che cosa fare se un immigrato si è portato dietro tutta la famiglia? Chi lo manda più vìa? Costui incomincia a pesare sul sistema sociale in modo enorme e molte volte entra in competizione con gli stessi autoctoni portando via loro risorse, lavoro, spazi, diritti. Si arriva così all’assurdo che gli autoctoni sono costretti ad emigrare perchè ci sono troppi immigrati che gli tolgono la possibilità di vivere nella propria terra nativa. E’ questo non è un crìmine? Avete mai sentito una sola parola di pietà per gli autoctoni costretti ad emigrare perchè non c’è lavoro, mentre invece lo stato continua a sfornare permessi di soggiorno e lavoro per gli immigrati africani ed asiatici? E’ un paradosso disumano.

10)La ricattabilità dell’immigrato, lo porta a comportamenti e situazioni deprecabili: spaccio, imbrogli, sfruttamento, povertà, finti matrimoni o finti innamoramenti….che creano spirali di discordia, odio e disagio sociale.

11)L’emigrazione dal proprio paese nativo causa la non conflittualità sociale e politica nel paese nativo, perchè rimanda lo scontro sociale e funziona da valvola di sfogo. Ecco perchè in questi paesi d’origine le lotte per i diritti civili vengono sempre rimandate. Le teste calde possono andarsene e non scontrarsi.

12)Qualcuno obbietta: “ma l’immigrato viene a lavorare e qundi è parte attivo della società…”.Invece bisogna dire che quando l’immigrato lavora ed è pagato, la sua funzione è finita, può andarsene senza nulla più pretendere. Solo gli ingenui possono credere che questa gente emigra in un luogo con fini culturali, sociali e politici. Magari! La paga è il compenso per il lavoro e l’emigrazione è il fine per lavorare e guadagnare e non deve invece essere il fine del ricongiungimento famigliare.

La soluzione è chiara:

a)L’immigrazione va concessa a tempo determinato

b)Una volta cessato il lavoro o quando non ce n’è abbastanza per gli autoctoni, l’immigrato se ne deve andare.

Badate bene che in tutto questo discorso, non abbiamo mai toccato la questione razziale, perchè appunto il problema non è fisico ma culturale, politico ed economico. Purtroppo la questione razziale ha non poco danneggiato una visione asettica del problema dell’immigrazione, facendo passare inosservati i veri problemi dell’una e l’altra parte.

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