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Indipendenza!

SPORT, BUSINESS E DISCRIMINAZIONE

SPORT, BUSINESS E DISCRIMINAZIONE


Nuoto, scherma, vela, golf, tennis, sci, ciclismo, tiro con l’arco… sono tutte specialità appannaggio dell’uomo bianco. Si tratta di sport dove per poterlo praticare ci si deve attrezzare con accessori e quindi spendere: racchette, biciclette, mazze, campi e impianti, abbigliamento…. E’ per questo che vengono propagandati in modo massiccio, perchè generano consumi e fatturati. L’indotto creato da uno sport pieno di accessori è enorme. Immaginate solo la spesa da sostenere per fare vela o quella per il golf, il tennnis. Gli sport accessoriati moderni sono nati in occidente, dove appunto la spinta economica determina il pensiero e le azioni dei cittadini. Per fare nuoto ci vogliono piscine e costano non solo il loro mantenimento e costruzione, ma generano fatturato, in altri termini: consumo. E’ quindi naturale che a vincere nelle competizioni sportive siano proprio quei cittadini degli stati che possono permettersi in modo massiccio infrastrutture. L’occidente può raggranellare medaglie in quelle specialità dove non ci sono veri concorrenti.

Ciò anzidetto, diventa chiaro nel momento in cui passiamo a specialità dove è sufficiente avere le gambe per saltare e correre. Le gare di atletica (con esclusione dei lanci dove si necessita di accessori) mettono in evidenza proprio la mancanza di competitività dell’occidente e dell’uomo bianco con gli africani. Introdurre sport accessoriati, vuol dire da un lato favorire i medaglieri di chi può permettersi quegli accessori, creare fatturati che autoalimentano il circuito, e peggio di tutto vuol dire creare discriminazione, perchè si impedisce a chi non può permetterselo di competere.

L’accessorializzazione dello sport crea discriminazione, crea consumo e genera profitti che incentivano le attività sportive costose. E’ un circuito vizioso.

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