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Indipendenza!

TOUR DI UN CAMMIONISTA FRA LA DECADENZA

TOUR DI UN CAMMIONISTA FRA LA DECADENZA


Troia di una sveglia, ancora 1 minuto di riposo e poi su in piedi nell’oscurità del mattino. Mi dirigo verso il piazzale dove salgo su un vecchio camioncino privo di aria condizionata e rumoroso all’inverosimile. Trasporto secchi di plastica per conto di un’azienda all’osso, indebitata fino al collo e costretta ad assumere gli operai come ditte individuali. Leasing, mutui, cambiali, assegni, sono un incubo quotidiano. A volte mancano i soldi per la benzina, fortuna invece che i muletti vanno a corrente e quella anche se non si paga basta cambiare fornitore. Parto e passo fra i paesetti immersi nella campagna Veneta tutti pieni zeppi di fotovelox come fossi un uccello braccato dalle doppiette. Mi immetto nell’autostrada e mi incodo con gli altri camion. Dal finestrino il verde dei campi è alternato dai poli industriali con i cartelli: affittasi/vendesi. Arrivo a Brescia, all’uscita del casello intravvedo i militari della Guardia di Finanza che mi puntano e mi fermo. Apro la porta e come sempre parlo Veneto. Il militare è un ragazzo, non è il solito calabrese arrogante, mi risponde gentilmente ed accenna a parlare Bresciano, mi dice che è solo una formalità. Su al comando gli dicono di fare controlli ed esibire verbali, da Roma è arrivato l’ordine di fare multe. Lui mi dice che non se la sentono di fare il lavoro sporco, ha il padre imprenditore che soffre e sta per chiudere, capisce il dramma e alla fine mi confessa che da Roma è arrivata la lettera a tutti i subalterni che non riceveranno la tredicesima a natale e di star pronti che se non scovano gli evasori per loro ci saranno riduzioni di stipendio.

Riparto e raggiungo la fabbrica dove scarico. Il mulettista è un bresciano, preciso, veloce, si lamenta che la consegna non è preparata a dovere; io gli rispondo che è colpa dei bangladesi che abbiamo in fabbrica e che non siamo fortunati ad avere i sick indiani come loro. Si, la fabbrica produce sostanze tossiche, tutte robe da far morire la gente in pochi anni, all’interno lavorano tutti sick con la barba lunga e il turbante: cianuri, acidi di ogni tipo, mercurio, piombo un vero inferno di veleni, dentro il capannone manca persino la luce e questi poveracci mescolano pentoloni pieni di veleni mentre fanno l’aerosol con le esalazioni letali,

Riparto e mi rimetto in autostrada. L’afa si sente tutta, non avere l’aria condizionata mi aiuta a perdere qualche chilo, la temperatura supera i 40 gradi e il sudore fa diventare i vestiti bianchi di sale. Vado piano per non consumare perchè i soldi non bastano, andare piano vuol dire risparmiare gasolio. Entro nei miei pensieri: l’imu che non ho pagato, il lavoro che non rende, le opportunità che non ci sono, i vecchi pieni di privilegi, lo stato che prolunga l’agonia invece di gettare la spugna…. Bah, non me ne frega un cazzo, non ho più nulla da perdere, peggio di così resta solo la morte. Dal finestrino alla mia destra vedo una vacca tricolore appesa, si tratta della protesta degli allevatori sulle quote latte, ma potrebbe benissimo essere l’italia che ormai scompare, manca poco, resisti. Dopo 3 ore di sauna arrivo, quando scendi dal camion dopo ore sedute, rischi di cadere, tutti i tuoi muscoli sono atrofizzati e addormentati.

Vado dal capo, come il solito fa finta di niente, è senza soldi pelato come un ciclista, gli dico se per caso ha…… si gira dall’altra parte e fa “oggi proprio no, ho dovuto pagare il commercialista”.

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